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Muhammad e Dafne
Quasi una fiaba, un racconto di Claudio Alessandri
Giovedì 22 gennaio 2015 alle ore 17,30 presso l’Istituto Platone di Via Bono, 31 – Palermo, verrà presentato il libro: “Muhammad e Dafne. Quasi una fiaba”, un racconto di Claudio Alessandri. (2 edizione 2015)
Introduzione del dott. Ninni Casamento. Presentano il libro l’Arch. Muhammad Al Daire e il Prof. Gonzalo Alvarez Garcia .
Questo breve racconto scaturisce da un insieme di elementi quali la fantasia, la mitologia, le leggende, la storia. Tutti elementi che composti ordinatamente, possono consentire la visione, non reale, di mondi, di popoli di un lontano passato, una sorta di macchina del tempo, ancora nutrito dal riverbero, tutto siciliano, della mitologia. Ha uno sviluppo coerente anche se condotto da fatti e personaggi leggendari, resi reali dalla storia di un popolo. Il racconto nasce in Sicilia, da quella costa marina che prospetta l’Africa, si sviluppa ai tempi della occupazione musulmana dell’isola, e prosegue nella mente esaltata di un fanciullo saraceno convinto che recandosi nella terra dei suoi avi potrà rivivere gli usi e i fatti di quel periodo storico. A realizzare il suo strano desiderio sarà una sirena, ecco la mitologia, l’amore sbocciato tra questi due esseri totalmente diversi, conduce a un epilogo non previsto, romantico e, ancora una volta fantastico.
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“PITTURA ITALIANA … e altre storie minori”
Angelo Mosca, Michele Tocca, Pio Semeghini, Roberto Melli, Lorenza
Boisi, Ivan Malerba, Carlo Levi, Carlo Dalla Zorza, Fausto Pirandello
31 gennaio – 12 aprile 2015
Casino dei Principi, Villa Torlonia, Roma
Da un’idea di Angelo Mosca e Michele Tocca, con la collaborazione di Maria Ida Gaeta – Casa delle Letterature, Roma. Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Capita oggi che quattro pittori Angelo Mosca, Michele Tocca, Lorenza Boisi e Ivan Malerba, imbattendosi in cinque pittori di ieri, trovino le risposte o forse soltanto la radice delle loro domande sul presente e sulla storia, proprio dove e come questi l’avevano lasciata.
Intellettuali raffinati e disinibiti, Carlo Dalla Zorza, Carlo Levi, Roberto Melli, Fausto Pirandello e Pio Semeghini hanno attraversato la storia in prima linea, percorrendo tuttavia strade defilate, rivelando pieghe nascoste e forse un po’ scomode degli aspetti che contraddistinguono il moderno: le"altre storie minori", appunto, che parlano della Storia e del presente più di quanto troppo spesso si riconosca.
Al Casino dei Principi di Villa Torlonia, sede dell’Archivio della Scuola Romana, la mostra "PITTURA ITALIANA … e altre storie minori", ideata da Angelo Mosca e Michele Tocca propone una serie di interrogativi sulla pittura, sulle sue storie e sul presente attraverso un confronto tra dipinti di ieri e di oggi. Tramite richiami poetici, estetici ed etici, le opere esposte giocheranno con nozioni di attualità e qualità, databilità e gusto corrente, oblio e notorietà, tradizione e innovazione, offrendo al pubblico la possibilità di riflettere su come la pittura muti i suoi significati nel tempo, come quella del presente diventi passata e quella del passato presente, in una tensione reciproca volta al futuro.
In occasione della mostra sarà pubblicato, per i tipi di Castelvecchi, un libro con i contributi degli artisti,i saggi di Alberto Mugnaini e Andrea Viliani e la riedizione di testi chiave di Carlo Levi, Roberto Melli e Fausto Pirandello.
Nell’ambito della mostra, giovedì 26 febbraio presso la Casa delle Letterature in piazza dell’Orologio n.3, si svolgerà la giornata di studi "Paura della pittura" dedicata a Carlo Levi, pittore e scrittore iconoclasta. Partecipano , oltre agli artisti, i relatori : Claudia Terenzi, storico dell’arte e curatore, Stefano Levi della Torre, nipote del Maestro ed estetologo, Alberto Mugnaini, critico d’arte e curatore, Andrea Viliani, direttore del Museo MADRE di Napoli, Raffaele Gavarro, curatore, Filippo La Porta, scrittore e critico letterario, Paolo Di Paolo, scrittore. Coordinano Daniela Fonti, presidente della Fondazione Carlo Levi e Maria Ida Gaeta, direttrice della Casa delle Letterature.
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NEXUS
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Nexus è il titolo della mostra personale di Fabio Massimo Caruso che sarà inaugurata il giorno 7 febbraio 2015 allo Spazio Comel, alle ore 18.30 in via Neghelli 68 - 04100 Latina (LT),
La Galleria sarà aperta da martedì a giovedì, dalle ore 18.00 alle 20.00, da venerdì a domenica, dalle ore 17.00 alle 21.00
Lo Spazio Comel ospiterà la personale dal 7 febbraio al 22 febbraio 2015.
Il progetto artistico che si realizzerà nello straordinario spazio della Galleria, nell’augurio che possa incontrare l’interesse del pubblico, si pone l’obiettivo di dare una forma all’incontro tra persone provenienti da realtà tanto lontane e diverse e un luogo dove poter costruire un futuro. La metafora inizierà ad essere configurata al momento dell’inaugurazione della personale di Fabio Massimo Caruso, grazie anche al contributo di alcune performance e con la proiezione di alcuni video.
Le 30 opere di Fabio Massimo Caruso esposte sulle pareti dello Spazio Comel, accompagneranno le diverse performance delineando la tematica del progetto. I dipinti rimarranno esposti fino al 22 febbraio termine della mostra.
Nexus intende rappresentare l’entusiasmo, i sacrifici, la creatività, l’impegno e le aspirazioni delle genti che si sono spostate per raggiungere una destinazione che desse loro un germoglio di speranza, da cui poi far generare occasioni nuove di vita dando il via ad una trasformazione continua del territorio. Il flusso delle persone che si sono mosse dai luoghi di appartenenza ha trovato nel confronto con la terra che li avrebbe ospitati, soluzioni alternative, unendo culture, storie, abitudini e sogni che hanno permesso poi di mutare la prospettiva della propria vita.
Il progetto Nexus, si propone di poter configurare la relazione andatasi a creare tra il flusso di persone provenienti dal Veneto, Friuli e dall’Emilia e il territorio intorno alla città di Latina che le avrebbe poi accolte.
A simboleggiare la dinamica dell’evento al momento dell’inaugurazione contribuiranno:
La performance, dello stesso Caruso, che su di una superficie appositamente preparata creerà attraverso i segni e la materia pittorica, forme che alludono a persone che si muovono, che si spostano che si incontrano.
Seguirà la performance del Maestro Alberto Antinori compositore, arrangiatore e polistrumentista che con le corde della sua chitarra entrerà nel tessuto dell’evento, trasformando le note in colori.
Interverrà il soprano Laura Di Marzo che con il prezioso strumento della sua voce dipingerà nello spazio della Galleria tonalità avvincenti in accordo con le altre performance.
Mentre avviene il susseguirsi delle performance e sul grande schermo dello Spazio Comel saranno proiettati dei video in sintonia con il tema dell’evento dell’artista francese Mathieu Duvignaud, (Natal - Brasile), che andrà in loop per tutto l’arco della serata e per il proseguo della mostra.
Monica Ferrarini curatrice e critica d’arte nel corso dell’inaugurazione interverrà, illustrando i presenti sul fecondo ma anche tempestoso rapporto una volta esistente tra gli artisti, affermando che proprio quel confronto acceso tra cuori infiammati dall’arte è stato uno dei motivi che ha fatto nascere correnti artistiche e avanguardie. Una connessione considerata prima come un prezioso e fruttuoso scambio ma che nel tempo è andato purtroppo via via ad affievolirsi.
Il senso dell’idea Nexus si può sviluppare ovunque nel mondo perché le persone che si incontrano e trovano nel contatto una armonizzazione che li unisce e dalla quale può nascere una scintilla malgrado le diversità sociali, culturali e umane crea poi soluzioni, occasioni che trasformano e rinnovano l’esperienza umana.
L’incontro quando ha fertilità di intenti è corrente elettrica, un generatore di opportunità, un germoglio che matura e diviene fioritura, vive di una dinamica intensa ed è diffusore di un grande ardore creativo.
L’evento artistico vuole riproporre in una apposita veste l’esperienza (giugno 2014) di Fabio Massimo Caruso a Natal in Brasile alla Pinacoteca Potiguar con il progetto artistico “U Percurso (Il Percorso)” in occasione di “Italia na Copa” – manifestazione ideata ed organizzata dall’Ambasciata italiana con sede a Brasilia, dove la mostra dell’autore ha simboleggiato pittoricamente l’antico e contemporaneo legame tra il popolo italiano e quello brasiliano.
Contributo all’evento:
IMAGO: www.imgproduzioni.it
Domenico Bartolomei: supporto tecnico
Stefano Donati: Comunicazione
Massimo Di Soccio: Fotografie
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"Pärma e la so' provincia"
alla libreria Fiaccadori
in strada al Duomo 8
a Parma
dal 31/01/2015 al 01/03/2015
le opere saranno esposte in vetrina, illuminate tutta la notte
la mostra proseguirà all'interno con i quadri messi in alto sopra ai libri
con i seguenti orari
9.30/19.30 dal lunedi al sabato e 15.30/19.30 la domenica
…Dalcò parla dell'operare che compie il colore quando incontra il 'debole disagio delle strutture architettoniche che costituiscono le facciate degli edifici quali si presentano con il canone prospettico.
Queste sono sottoposte ad una 'passione' - espressione coloristica così sollecitante che sembra le conduca fino al punto di essere demolite o almeno oscillanti — indifese come appaiono..
Fabrizio Sabini
…combattono i colori, combattono in chimica: dove l'acrilico si stende lo smalto si solleva, soffia e sbuffa, si contorce per chimica e per sdegno; si fanno in là i colori, ora per rispetto e ora per aprire il cerchio alla rissa.
Poi il tempo acquieta, la chimica si porta all'equilibrio e i colori si acquartierano definitivamente sulle loro posizioni di eterna trincea.
Sul campo di battaglia restano paesaggi e scorci e persone e strade, vividi reali del reale, su uno sfondo acido di una Morte Grata.
Palli
…la pittura di Dalcò ondivaga con riprese ed abbandoni altrettanto repentini, porta le tracce, sia nella passione per la città nel suo complesso, per la veduta, che si distende ampia e panoramica, per lo skyline che rompe cieli arrossati, avvampanti o freddi di intensità boreali. Da qui è partito Dalcò, ma il suo viaggio non si è certo fermato a queste atmosfere, a queste allusioni ad una natura che diventava sempre più pittura, sempre più materia cromatica, che si accendeva di bagliori, si incupiva dando vita a monocromi con variazioni di tono su tono, ad un complesso equilibrio instabile tra la visione dell’immagine della città, le sue luci, i suoi umori distillati da alchimista e la sua trasposizione su di una carta geografica, nella magia di una rappresentazione simbolica sospesa tra l’invenzione e l’evocazione della realtà..
Marzio Dall’Acqua
..Nelle opere di Dalcò , ci è offerta la possibilità di assistere, di essere testimoni all’emergere del colore, del donarsi del colore alla vista, di mostrarsi alla visibilità. E del costituirsi delle forme attraverso il colore.
Colore che si diffonde che scorre, scivola sulle “tavole” e si arresta solamente quando un altro colore gli impedisce di fluire, di uscire da un qualsiasi ostacolo o controllo.
La pittura di Dalcò è la liquidità che sgorga dalla (Madre) natura, liquidità in cui egli è immerso e che lo ha condotto a scegliere l’acquerello e la vernice da auto perché questa presenta la brillantezza l’intensità e la purezza del colore, insieme alla fluidità simile all’acqua, nonostante la densità intrinseca che la caratterizza..
Fabrizio Sabini
..Sono scorci caratteristici, ma dalla prospettiva schiacciata. Inoltre, la densità dalla pittura, le colature, lo sconfinare delle campiture l’una sull’altra, la forza dei colori caldi fanno pensare ad immagini la cui riconoscibilità e la cui identità si sono perse lungo il tragitto della memoria e della maturazione interiore. Sono immagini di un espressionismo (inteso qui come categoria metastorica dell’espressione, ovvero quel processo che dall’interno dell’individuo si muove verso l’esterno) che non scaturisce di getto, ma dalla meditazione. E questo, al di là della relativa velocità d’esecuzione. Ma la maturazione e la memoria a cui il dato sensibile è sottoposto prima di brillare sulla tavola sono esperienze non soltanto del sentimento, bensì, anche, dell’arte..
Camillo Bacchini
.. Le tinte di Dalcò forti, espressioniste fanno pensare alle vedute di Murnau della Von Werefkin o del primo Kandinsky, ma ad esse si sovrappone una strana desolazione, una solitudine moderna, e non tanto attesa metafisica, dechirichiana, ma assenza, vuoto alla Hopper. Le scene sono quasi sempre notturne e parrebbe normale questa totale mancanza di individui. Ma poi ci si chiede se c’è ancora qualcuno nelle case illuminate o s’è tutto fermato in questi ritratti urbani simili a nature morte dalla vita sospesa, invisibile, inafferrabile..
Manuela Bartolotti
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Comunicato Stampa inviato da Biagio Cardia.
“Speciale Carnevalesco”
Un gruppo di Intellettuali messinesi promotori nel tempo di eventi culturali in ambito nazionale ed internazionale, composto dal Preside Prof. Sergio Claudio Stazzone, dall’artista Biagio Cardia, dal giornalista Antonio Sarica, dalle Dott.sse Agata Midiri, Giovanna Lo giudice, Celestina Martino, Ketty Millecro e Tiziana Midiri, organizzano uno special culturale sui temi carnascialeschi per Venerdì 13 Febbraio 2015 alle ore 17.30, presso il Gabinetto di lettura, per gentile concessione del Prof. Nicolino Passalacqua. Relatore degli aspetti socio-culturali legati alla tradizione Peloritana del Carnevale sarà il Dott. Mario Sarica eminente personalità del mondo culturale e musicale messinese. Ingresso libero
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OMAGGIO A EMILIO GRECO –
Museo Emilio Greco, Catania.
In occasione dei vent’anni della morte del celebre artista siciliano Emilio Greco, negli spazi del Museo Emilio Greco di Catania viene realizzata una mostra dal titolo: “Omaggio a Emilio Greco - Il rapimento lirico e la poetica del corpo femminile”. Il progetto della mostra è a cura di Adele Nicotra.
Emilio Greco lasciò Catania ragazzo per lavorare a Roma, fino alle clamorose polemiche per le Porte del Duomo di Orvieto. Annose, implacabili, Greco ha lavorato tre anni intorno a quelle porte e ne ha ricevuto i maggiori consensi e l’opportunità di esprimere tutto il suo talento, la sua vicenda si è svolta, anche nel dinamismo convulso della vita odierna nel segno di quella sua antica visione armoniosa. Lo confermano le tante opere sparse nel mondo, e parecchie nei musei d’America, di Germania e del Giappone, il suo prestigio di artista nella misura di un tempo perduto e ritrovato anche nelle inquietudini odierne. Questa sottile poetica si espresse via, via negli anni, in pochi motivi figurativi, senza divagazioni o avventure: ricordiamo la “Anna”, il “Monumento a Pinocchio”, fra le cose più belle di Greco anche “Testa di Fata” e del grande rilievo commemorativo di Papa Giovanni XXIII in San Pietro, e soprattutto le “Grandi Bagnanti” nelle successive rielaborazioni che indagano tutte le possibilità formali di una ritessitura nuova e incantata dell’affusolata armonia del corpo femminile. La scelta del tipo, nei ritratti: una piega nel collo, un fremito delle narici, un’accentata morbidezza delle labbra, un richiamo di memoria, nel profilo, all’Antica Afrodite. Greco si compiace nei nudi del turgore, fino talvolta a provocarlo. Tutta l’arte di Greco suggerisce gioia. La gioia, appunto dei nostri sentimenti, che possono essere di letizia o di mestizia, non importa. La sua conoscenza artistica è vasta, sicura, selezionata, anche se ovviamente, marcata dalle sue esigenze di artista.
Il posto che ha tra i grandi della scultura italiana ed europea è noto, e non è ribaltabile. Nella sua modernità, regge spesso al paragone con non pochi maestri della classicità; tuttavia la sua è una classicità né di rimando né di recupero, ma congeniale. Autodidatta. È fiero di quel che ha detto di lui Oscar Kakaschka in una geniale battuta: “Greco è l’Utamaro della scultura. Henry Moore ha aggiunto: Greco ha il sentimento della bellezza e possiede innato dono delle forme e del volume, una combinazione davvero rara. Ecco il dono della bellezza. I ritratti femminili, e grandi nudi, in piedi o accovacciati.
Il riferimento lirico e la poetica del corpo femminile. Una reinterpretazione della poetica dell’artista ispirata alla rilettura del corpo femminile in chiave contemporanea a cura di Adele Nicotra e suggerita da alcuni sovrintendenti legati professionalmente e personalmente alla figura del Maestro Greco, vuole essere una reinterpretazione della poetica dell’Artista ispirata alla rilettura del corpo femminile in chiave contemporanea.
Il progetto consiste nell’invitare tre artiste: Tiziana Contino, Claudia Gambadoro e Alice Grassi a realizzare le loro opere interfacciandosi al lavoro di Emilio Greco. Ciascun’ artista racconta la propria visione dello spazio espositivo, utilizzando il luogo istituzionale come risorsa creativa, attraverso l’allestimento di tre “stanze tematiche” che narrano con materiali e sensibilità contemporanea un discorso intrapreso dal Maestro Greco più di 50 anni fa: la poetica del corpo femminile, intesa come forza creatrice che si esprime attraverso il suo rapimento lirico con la finalità di coinvolgere un pubblico eterogeneo, animato dal desiderio di rinnovamento culturale attraverso l’educazione al bello. Grazie anche al Comune che ha concesso gli spazi e che speriamo continui ad appoggiare questo tipo di progetti in modo di creare rinnovamento e cultura.
Museo Emilio Greco
Piazza San Francesco d’Assisi, 3 Catania – tutti i giorni dalle 9,00 alle 19,00, ingresso libero fino al 20.2.2015.
Anna Scorsone Alessandri
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GIUFA’ IL SEMPLICE di Sara Favarò a Palermo
Venerdì 6 marzo, ore 18, alla Libreria Dudi, via Quintino Sella, 71.
La nuova edizione di “Giufà il semplice” della scrittrice siciliana Sara Favarò è un insieme di racconti, in gran parte frutto di ricerca su campo. Alla sua presentazione interverranno l’autrice e il suo illustratore, l’artista curdo Fuad Aziz. Il libro nella sua nuova edizione, edita da EUNO, contiene le storie che parlano, in tutto il mondo mediterraneo e oltre, del noto personaggio. Storie di Giufà edite e inedite della tradizione mediterranea raccontate così come ascoltate dalla vive voce di chi ancora le narra. Giufà è il personaggio più conosciuto e «interculturale» del Mediterraneo: le sue storie sono narrate in Italia, nel Maghreb, in Tuchia, nell’Europa del Mar Morto, in Spagna e in Francia. Il personaggio spesso assume nomi diversi … ma la sostanza non cambia: Giufà è lo sciocco a volte stolto altre sapiente, è l’ingenuo a volte furbo, è il disgraziato a volte fortunato. Giufà è tutto e il contrario di tutto. Tante storie, tante illustrazioni per un libro destinato a fare divertire grandi e piccini.
Nel volume che verrà presentato venerdì 6 marzo alle 18, sono raccolte le storie per come venivano raccontate dagli anziani, storie che echeggiano ancora oggi in Sicilia e nel Maghreb.
Una cinquantina di episodi, scritte da Sara Favarò e illustrate da Fuad Aziz per Euno edizioni, tra cui alcuni inediti di Pitrè, per ridare smalto a un personaggio che da secoli affascina generazioni di bambini e di adulti.
SARA FAVARO’
Artista poliedrica: poetessa della scuola di Ignazio Buttitta, cuntastorie, interprete della musica popolare cresciuta da Rosa Balistreri, ricercatrice delle tradizioni popolari, attrice, autrice di numerosi volumi: ricerche antropologiche, romanzi, saggi sociali, poesie.
Scrittrice sensibile ai temi sociali ed in particolare ai problemi delle donne. Ha pubblicato moltissimi volumi tra cui testi di narrativa: Le porte del sole, Il coraggio delle donne, Paura d’amare, Le ragazze dello Zen, Gli occhi del cuore ed in ultimo, assieme a Grazia Alia, Rosso fuoco. Autrice di saggi che esplorano le radici della nostra cultura e delle nostre tradizioni.-
Ingresso gratuito. (Anna Scorsone Alessandri)
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PIERO GUCCIONE – STORIE DELLA LUNA E DEL MARE – PALAZZO CHIERICATI – VICENZA
Dal 14 marzo a Vicenza nella sede della Pinacoteca di Palazzo Chiericati simbolo di Vicenza autentico salotto della città iscritta dall’Unesco tra i beni patrimonio dell’umanità, insignita quest’anno del titolo di Monumento Nazionale, attribuita con legge del Parlamento Italiano, nonché fresca vincitrice del premio per il miglior progetto di restauro 2014 assegnatole da Europa Nostra, sarà inaugurata una mostra dedicata al pittore - incisore Piero Guccione. Una mostra di opere selezionate per lo più di grande formato, le opere in mostra in tutto sedici.
La pittura di Piero Guccione è molto conosciuta; molte le personali cogliendo il ripetersi di alcuni soggetti come le marine, la campagna iblea, gli interni. Dato certo, che può assumersi come chiave di lettura, è la fedeltà a se stesso. Il procedere della sua linea inderogabilmente dritta, in un tempo di andirivieni e rovesciamenti con frequenza talora stagionale, testimonia il disinteresse per i fatti di superficie, dove è il giuoco delle mode e delle convenienze, e la dedizione profonda alle radici, dove invece matura il senso dell’uomo e della storia.
Il tema del mare accompagna sempre Guccione dalla fine degli anni sessanta, in generale il mare era la voce calda. la superficie dissolta nella luce, era appunto struggimento di luce in un mondo di muta passione.
Per Guccione il sole della “sua” Sicilia non dardeggia infuocato il paesaggio, lo accarezza lieve in una luce diffusa che svela i più reconditi segreti in un “narrare” nostalgico, sorretto da una forza interiore che riflette il passato di una Terra tragica eppure capace di donare visioni sognate, delicate come il sentire di questo artista ispirato che oblia la tristezza facendo emergere il gioioso risonare di antiche melodie.
Quello di Guccione è un racconto raccolto dal vento che raggiunge spighe mature che ondeggiano come flutti danzanti in una saga narrata nelle notti chete di una campagna incantata, spezza tronchi "orgogliosi" che continuano a vivere come ruderi romantici di un tempo angosciosamente lontano, è un inno ad una natura rigenerata da un "pensiero" artistico che rifiuta la violenza e tutto ciò che può giungere a turbare una quiete idilliaca che, lungi dall'accettare un melenso romanticismo, sferza una umanità pavida che è portatrice di sopruso, per nascondere paura e grettezza.
La mostra curata da Marco Goldin, Critico e curatore d’arte, che gli ha voluto dedicare appunto una mostra fatta di pochissime opere selezionate in tutto sedici, inedite e mai esposte, sarà a Vicenza, nella nobile sede palladiana della Pinacoteca Civica di Palazzo Chiericati.
Due amici che si ritrovano, in occasione degli ottanta anni di uno dei due, per festeggiare, insieme anche al pubblico degli appassionati, e rivivere un sodalizio culturale, artistico e di comune sensibilità, che data da diversi decenni. I due amici sono Marco Goldin e Piero Guccione, che il 5 maggio festeggia appunto il suo ottantesimo compleanno, e lo farà a Vicenza, nella nobile sede palladiana della Pinacoteca Civica di Palazzo Chiericati.
È del 1989 la prima mostra, una vasta antologica di 130 tra dipinti e pastelli, che Marco Goldin, all’epoca poco più che un ragazzo, dedicò a Piero Guccione.
A ospitarla fu Palazzo Sarcinelli a Conegliano, dove Goldin ha dato vita a una lunghissima serie di esposizioni riservate alla migliore pittura italiana del secondo Novecento, sia figurativa, che astratta, che informale.
Goldin ha dedicato al pittore circa venti cataloghi e assieme a Guccione ha fatto scoprire altri esponenti di quella che è stata classificata come la “Scuola di Scicli”, Franco Sarnari, Vincenzo Nucci, Franco Polizzi, Carmelo Candiano per citarne alcuni.
In questi decenni, tra Goldin e Guccione si è consolidato un rapporto che travalica quello tra artista e critico, fondato su una sensibilità comune. Non è quindi un caso che si incontrano ancora una volta, adesso a Vicenza, quasi a fare una sintesi di una amicizia che si è espressa nell’applicazione costante al proprio ambito di riflessione, pittorica e critica.
Goldin ha scelta di realizzare una ampia monografia mai dedicata a Guccione, di oltre 250 pagine complessive e comprende oltre 130 opere illustrate a colori, dal 1957 al 2014. Essa racchiude tutti i testi, alcuni anche ampi e di ricostruzione storica del percorso, che nei decenni Goldin ha pubblicato sul pittore. Con l’aggiunto di un saggio inedito, scritto per questa circostanza, e dedicato alla produzione degli ultimi cinque anni.
L’inaugurazione della mostra, promossa dal Comune di Vicenza e da Linea d’ombra, è prevista per venerdì 13 marzo alle ore 18, nella sede della Pinacoteca Civica di Palazzo Chiericati a Vicenza.
Piero Guccione – Storie della luna e del mare – Palazzo Chiericati – Vicenza
dal 14 marzo al 2 giugno 2015.
Orario: da lunedì a domenica 10° 18 (il lunedì sarà visitabile solo la mostra e non il resto di Palazzo Chiericati)
Dal 22 al 24 maggio ore 10 – 19 e dal 29 maggio al 2 giugno dalle ore 10.19.
Anna Scorsone Alessandri
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Il curriculum di Nicola Andreace si arricchisce di una nuova importante presenza presso The Cripty St Pancras Church di Londra (1-8 marzo 2015) con l’opera “Concetto di Natura del 1986” e con altri due piccoli formati riproducenti nudi di modelle. La partecipazione fa parte del progetto espositivo della Galleria Queen Art di Padova, guidata dalla dinamica e infaticabile dott. Maria Grazia Todaro, che si propone di divulgare le tendenze caratterizzanti l’arte contemporanea. L’opera Concetto di Natura del 1986, T.M. su tela cm.50x70, già esposta con la QUEENARTSTUDIO a Barcellona (Spagna) presso la casa di Batlò di Gaudi, è un’osservazione della realtà che ci circonda, perché c’è sempre una netta relazione tra dipinto e vissuto. Andreace, che nelle sue creazioni sottolinea sempre l’ amore per il suo territorio, le riflessioni sui suoi cambiamenti, il rispetto delle tradizioni, in Concetto di Natura cerca verità nascoste, valori dimenticati, risposte a domande ancestrali riferite all’umano sentire. La Tecnica mista compone il figurato che guida l’immaginazione verso una delle cause dell’inquinamento: la superficialità dell’uomo che, stretto dalla morsa dell’avidità, evidenzia il suo narcisismo per l’ostentazione ad erigersi a simbolo della città. Ma soltanto la trasparenza, l’onestà e le scelte oculate, che rispettino la natura, potranno superare la minaccia sulla qualità della vita e consentire la sopravvivenza collettiva. La simbiosi tra equilibrio estetico e struttura concettuale con l’innata padronanza creativa rendono efficace il messaggio di Andreace, il quale con le interessanti sfumature tonali , intrise di luce morbida, auspica un equilibrio salvifico tra l’uomo e la natura. Queste le note esplicative che accompagnano l’opera, da lui a suo tempo redatte: “Immagini evocative, sospese in un tempo senza tempo, avvolte in una luce morbida, invitano a riflettere sul mistero che si nasconde dietro la loro forma e sull’insipienza umana che minaccia la natura”.
Nicola Andreace, dopo la sua scomparsa, ha partecipato con documentazione e suoi dipinti nel 2014 con Queenartstudio di Padova ad Art Fair Rotterdam con “Dinamica sociale”
12-13 settembre; con EA ad Art Shopping del Caroussel du Louvre di Parigi con “Essenza di vissuto” ed “Eterno divenire” 24-26 ottobre; con Queenartstudio di Padova ad Art Fair di Barcellona con Dinamica sociale e Concetto di Natura 12-13 dicembre.
Il percorso artistico di Andreace dal 1957 al 2014 è documentato dalle sue mostre personali e collettive nazionali ed internazionali e dalle gratificanti recensioni e dagli articoli su quotidiani, periodici, riviste specializzate di critici accorsati. Tra le sue mostre all’estero, si ricordano tra le altre
1964/ Huit peintres Tarentins, Brest; 1965/ Key Biscayne Art Festiva, Miami Fla (USA); Burdines Artist Cove at Dadeland Miami Fla (USA); Esposizione di Grafica Italiana Contemporanea, Montevideo (Uruguay); 1966/ VII Exposition de Peintures, Paris; 1967/ Mostra del paesaggio italiano in Canada, Toronto-Ontario (Canada); Mostra d’Arte Italiana, Toronto- Ontario (Canada); 1969/ Expo Internacional Buenos Aires (Argentina); VIII Premi Internacional di Buix “Joan Mirò” Barcellona (Spagna); 1971/ III Bienal de Deporte en las Bellas Artes, Barcellona (Spagna); 1974/ 26^ Exposition Internationale d’Art Contemporain , Luxemburg; 1978/ XVI premio di Pittura Castello di Serravalle Repubblica di San Marino; 1992/ Premio “Itallia’92”, Mostra itinerante, Museo Nazionale, Budapest (Ungheria), Museo Nazionale Stoccolma (Svezia), Galleria Jacob Javits Center, New YorK (USA); 1994/Premio Italia 1994 a Parigi, Maison des Loisirs de la Culture de Montmorency , Paris; New York video exibit for the italian Artist, New York; Primavera’94 Milano- Cannes; Premio Art And Words Hong Kong (Cina), ecc.
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Il Castello di Masnago inaugura la mostra
“AD ARTE, PER L'ARTE. Roberto Giudici, una vita dedicata alla stampa d'autore”
“AD ARTE, PER L'ARTE. Roberto Giudici, una vita dedicata alla stampa d'autore”
Mostra organizzata dal Comune di Varese in collaborazione col Settore Arti Visive del Comitato Culturale JRC di Ispra
A cura di Emanuela Rindi
INAUGURAZIONE (ad ingresso libero): VENERDI 20 MARZO, ORE 17.00
Interverrà il Prof. Sandro Parmeggiani
Dal 20 marzo al 10 maggio 2015
Castello di Masnago, Museo d'arte moderna e contemporanea
Via Cola di Rienzo 42, Varese
Orari: da martedì a domenica 9.30 - 12.30 | 14.00 – 18.00
Ingresso: intero € 4, ridotto € 2, scuole € 1
Sarà inaugurata venerdì 20 marzo, alle ore 17.00, l'ampia rassegna espositiva che il Comune di Varese ha deciso di dedicare a Roberto Giudici, eccellente stampatore d'arte varesino che in trentacinque anni di attività ha realizzato grafiche d'autore per conto dei più noti artisti contemporanei del panorama italiano e non solo.
Il suo laboratorio di Biumo Superiore è un luminoso esempio di quell'artigianato artistico che per i tempi moderni è ormai una rarità; il mestiere che Roberto Giudici porta avanti con entusiasmo e dedizione richiede anni di studio e di esperienza, competenze tecniche e doti umane come la pazienza e la perseveranza, nonché la capacità di interpretare il pensiero dell'artista e di tradurlo con la massima fedeltà. Nel rispetto della tradizione artigianale della grafica d'autore, lo stampatore esegue più copie dall'originale insieme ed in collaborazione con l'autore, utilizzando esclusivamente procedure manuali attraverso tecniche antiche quali l'acquaforte, la litografia, la xilografia, la serigrafia e l'acquatinta.
La mostra intende rendere noto e valorizzare il percorso artistico di un professionista che ha sempre preferito rimanere dietro le quinte pur svolgendo un ruolo fondamentale nella creazione delle opere che hanno preso vita grazie al suo talento e al suo torchio. Nelle sale del Castello di Masnago saranno esposte stampe di autori del calibro di Adami, Alviani, Baj, Bodini, Bonalumi, Cassinari, Del Pezzo, Dova, Hsiao Chin e Guttuso, per il quale ha realizzato l'ultima opera (una acquaforte/acquatinta) firmata poco prima della scomparsa.
Per i visitatori più curiosi e per le scuole l'esposizione sarà corredata di una sezione didattica, dotata di un torchio e del materiale per la stampa, che consentirà a chi ne farà richiesta di cimentarsi con una tecnica ormai poco conosciuta ma capace di mantenere intatto nel tempo il proprio fascino e la propria delicata raffinatezza.
SARANNO ESPOSTE OPERE ESEGUITE DA ROBERTO GIUDICI PER CONTO DI ARTISTI VARI, TRA CUI:
Valerio Adami, Getulio Alviani, Nag Arnoldi, Enrico Baj, Emilia Banchini, Matteo Basilè, Davide Benati, Lucio Bernardi, Floriano Bodini, Agostino Bonalumi, Tommaso Cascella, Bruno Cassinari, Piero Cicoli, Emilio Corti, Walter Cremonini, Lucio Del Pezzo, Gianni Dova, Franco Fanelli, Sergio Floriani, Vittore Frattini, Norberto Gregorutti, Renato Guttuso, Nagasawa Hidetoshi, Hsiao Chin, Emilio Isgro', Luca Lischetti, Giuseppe Maraniello, Silvana Martignoni, Giorgio Michetti, Luciano Minguzzi, Augusto Murer, Ester Negretti, Gaston Orellana, Bernardo Pasotti, Renzo Piano, Erminio Poretti, Angela Reggiori, Loris Ribolzi, Roberto Sanesi, Medhat Shafik, Luigi Spacal, Mauro Staccioli, Antonio Teruzzi, Ernesto Treccani.
ROBERTO GIUDICI
Nato a Varese nel 1955, dopo il diploma al liceo artistico “A. Frattini” frequenta l'Istituto Europeo di Design a Milano, nella Scuola per Art Director.
Qui arricchisce ed approfondisce le tecniche di impostazione grafica che saranno fondamentali nello sviluppo della sua attività. Nel 1977 inizia a lavorare nella “Lithobottega” di Piersantini dove si impratichisce nelle tecniche della litografia e dell'acquaforte.
Nel 1980 Roberto Giudici diventa indipendente, esercita la libera professione di stampatore d'arte prima nello studio di Giubiano e in seguito, dal 1996, a Biumo Superiore.
In oltre trent'anni di attività ha lavorato per conto dei più noti artisti del panorama nazionale e per prestigiose case editrici di libri d'arte come, ad esempio, le Edizioni Colophon di Egidio Fiorin a cui è legato da un rapporto di lungo corso.
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FUOCO NERO
MATERIA E STRUTTURA ATTORNO E DOPO BURRI
Dopo il grande successo di pubblico e critica
la mostra è stata prorogata fino a lunedì 6 aprile 2015
Salone delle Scuderie, Palazzo della Pilotta
Piazzale Bodoni 1, Parma
Dopo il grande successo di pubblico, con la presenza di diverse migliaia di visitatori a partire dall’inaugurazione del 20 dicembre 2014, e la grande risonanza data dalla stampa specializzata e dalla critica più autorevole, l’Università di Parma ha deciso di prorogare fino a lunedì 6 aprile 2015 la mostra Fuoco nero: materia e struttura attorno e dopo Burri.
Fino ai giorni di Pasqua e di Pasquetta sarà dunque possibile visitare la grande mostra curata da Arturo Carlo Quintavalle eorganizzata in occasione del centenario della nascita di Alberto Burri (1915-1995), da CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione.
Il titolo “Fuoco nero” è stato suggerito dal confronto la ben nota sequenza di Aurelio Amendola che fotografa Burri mentre crea una Plastica col fuoco e il grande Cellotex nero di Alberto Burri, che lo CSAC dell’Università di Parma ha ricevuto in dono circa 40 anni fa.
Il percorso espositivo si snoda attraverso oltre settanta dipinti, altrettante fotografie e un gruppo di opere grafiche per un totale di 172 pezzi, molti realizzati appositamente per l’occasione da artisti quali Bruno Ceccobelli e Nunzio, Mimmo Paladino e Luca Pignatelli, Marcello Jori e Alberto Ghinzani, Pino Pinelli e Giuseppe Maraniello, Giuseppe Spagnulo e Emilio Isgrò, Attilio Forgioli e Mario Raciti, Medhat Shafik e Franco Guerzoni, Luiso Sturla e Renata Boero, Raimondo Sirotti e Davide Benati, Concetto Pozzati e Enzo Esposito, Gianluigi Colin e William Xerra. Nel catalogo, edito da Skira, sono illustrate le ragioni per cui l’opera donata si collega alla ricerca di Burri.
Attraverso le opere esposte la mostra indaga due percorsi culturali in qualche modo sempre collegati e comunicanti, quello della ricerca sulla materia e quello della articolazione delle strutture, entrambi testimoniati da opere appartenenti alle raccolte dello CSAC: alcune figure del Gruppo Origine (1950-1951), come Colla, Ballocco, Guerrini o del Gruppo 1 come Biggi, gli artisti della scena romana come Gastone Novelli e Toti Scialoja o di quella milanese come Lucio Fontana. E ancora molti protagonisti della ricerca sulla materia, quali Tavernari, Spinosa, Pierluca, Morlotti, Mandelli, Bendini, Arnaldo Pomodoro, Zauli, Mattioli, Padova, Lavagnino, Ruggeri, Olivieri, Vago, Guenzi, Carrino, Ferrari, Repetto, Chighine. L’indagine sulla struttura è rappresentata da Perilli, Pardi, Garau, Toti Scialoja, mentre fuori dai confini italiani troviamo artisti come Joe Tilson, Louise Nevelson e Nancy Martin. La fotografia ha una parte significativa: prima di tutto con le immagini di Aurelio Amendola, ma anche con quelle di Nino Migliori, Mimmo Jodice, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Brigitte, Gianni Pezzani.
L’esposizione ha inaugurato il 20 dicembre 2015 ed è stata prorogata fino a lunedì 6 aprile 2015
Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 18.
Chiuso il lunedì.
Apertura straordinaria la domenica di Pasqua 5 aprile e il lunedì di Pasquetta 6 aprile 2015.
Ingresso gratuito
Per informazioni al pubblico: +39 0521 033652
Ufficio stampa:
Irene Guzman
csac.press@gmail.com
+39 349 1250956
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Forti profili
CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI PISA
ESPOSIZIONE PERSONALE DI ELENA MUTINELLI
A cura di JOLANDA PIETROBELLI
<SOPRE LE LOGGE>
LE LOGGE DI BANCHI – PALAZZO GAMBACORTI
(sede del Comune di Pisa)
P.ZZA XX SETTEMBRE
PISA
INUGURAZIONE 24 APRILE 0RE 18.30
Dal 25 APRILE – 4 MAGGIO 2015
dalle ore 16.00 alle ore 20.00 chiuso il lunedì
tutti i giorni su appuntamento
INGRESSO GRATUITO
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Mostra personale di Giovanna Gennaro dal titolo “Cahiers d’art”.
Sarà inaugurata sabato 11 aprile alle ore 17:30 presso il Centro Congressi Marconi, Alcamo, C.so VI Aprile, la mostra personale dell’Artista Giovanna Gennaro dal titolo : ” Cahiers d’art ” dal 11 al 24 Aprile 2015.
La mostra organizzata dall’ass.ne Culturale Ricercarte con il patrocinio del comune di Alcamo, Assessorato alla Cultura e dal direttore artistico Naire Feo, testo di Paolo Nifosì.
Esposte opere della sua ultima produzione: olii, e tecniche miste.
La sostanza delle pittura di Giovanna Gennaro è costituita dalla sua sensibilità lirica, dalla capacità di sognare davanti agli stimoli che derivano dalla natura, dal paesaggio frequentato con lo sguardo o davanti alle opere dei suoi artisti amati.
Il paesaggio è quello degli Iblei e della Sicilia sud orientale, un paesaggio vario, dal mare, dalla baia di Sampieri, su cui si riflette il rudere della fornace Penna, alle colline aspre e brulle, ai campi chiusi coltivati ed alberati degli altipiani, agli agglomerati di case e di chiese che si innalzano come canne d’organo verso il cielo, alle montagne squadrate, geometriche che di tanto in tanto, come piramidi naturali, appaiono tra le nebbie invernali o tra la densa atmosfera nella calura estiva.
Sono immagini talvolta riconoscibili; altre volte completamente alterate, a tal punto di vederle come proiezioni immaginarie, frutto di colori lontani dalla realtà, di luci inventate. E’ la fantasia a prevalere sulla resa visiva; il vivere i luoghi come un paese incantato e fiabesco, il paese delle meraviglie, un’operazione analoga per certi versi a quella sperimentata con le acqueforti colorate da Nino Cordio.
La riconoscibilità dei luoghi spesso viene talmente alterata dai colori da farne territori possibili di qualsiasi continente, di qualsiasi regione. Tutto lo spettro cromatico è impegnato, con accordi di ampie stesure, di tenui e delicati passaggi in cui intervengono improvvise accensioni materiche.
Lo spunto è dato dalle albe, dai tramonti, dalla luce notturna o dalla massima solarità meridiana, per quanto prevalgono i colori del tramonto, della notte, dove è più naturale che si determini accensioni, bagliori che misteriosamente salgono dalla terra come fuochi d’artificio o come crateri accesi, o come lampi prolungati che squarciano le nubi.
La sostanza delle opere è affidata a stesure materiche e a velature dove la preziosità, il piacere del colore puro vengono perseguiti al limite tra percezione visiva e astrazione. Spesso i paesaggi sono visti a volo d’uccello e gli orizzonti sono allontanati, sulla traiettoria di una sensibilità romantica, basata sul sogno.
“ La terra incantata” Paolo Nifosì
Cahiers d’arts: Giovanna Gennaro - dal 11 al 24 Aprile 2015 - Centro Congressi Marconi, “ sala Rubino “ C.so VI Aprile Alcamo (TP) - Orario 09:30 / 12:30 - 16:30 / 19:30.
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La Via - Pitigliano (progetto di Arti visive e letterarie)
Dopo Bari, Trani, Bitonto, Giovinazzo, Trieste, l’Isola di Barbana, Remanzacco, con ultima sua tappa presso la nota Abbazia di San Galgano, La Via, a cura di Fedele Boffoli (https://www.youtube.com/watch?v=bKVlsyAQ3oc - http://anforah.altervista.org/lavia/lavia.htm), riprende il suo corso negli ex granai della Fortezza Orsini (sale del Sangallo) nell’etrusca Pitigliano (Grosseto), Città del Tufo, considerata quarto borgo più bello d'Italia alla trasmissione “Alle falde del Kilimangiaro” di RAI3, con il patrocinio del suo prestigioso Comune, dal 22 aprile al 5 maggio 2015 (inaugurazione h.18 del 22.4). L’iniziativa, realizzata dalla webgalleria d’arte Anforah in collaborazione con la locale associazione culturale Arcadia, si rende, ulteriore, tappa di un percorso espositivo, attivo dal 2007, di opere visive e letterarie d’artista, realizzato per la riscoperta del valore dell’Arte. Riportiamo il testo, dedicato al progetto “La Via”, di Mons. Gianfranco Ravasi, Ministro della Cultura vaticano: <<[...] Alexandre Dumas acutamente osservava che "l'arte ha bisogno o di solitudine, o di miseria, o di passione. E' un fiore di roccia che richiede il vento aspro e il terreno rude". Così, in un contesto culturale segnato da tracce profonde di aridità estetica e di eclissi della ragione e della bellezza, è interessante scoprire iniziative che percorrono la via pulchritudinis, come itinerario privilegiato per infondere speranza e aprire orizzonti di luce e di sensibilità verso le alte vette dell'arte. Infatti, gli artisti sono coloro che colgono i segni dei tempi, prima degli altri, sono le sentinelle del cuore umano, i profeti dell'anima, che sanno suscitare non solo emozioni ma anche ricerca e contemplazione di ciò che è buono, vero e bello, perchè, come affermava Gilbert K. Chesterton "la dignità dell'artista sta nel suo dovere di tener vivo il senso di meraviglia nel mondo.""" [...]>>.
Espongono: Elisa Barbierato, Fedele Boffoli, Michele Bruni, Paride Alessandro Cabas, Grazia Chiarion, Alfredo Davoli, Barbara Degrassi, suor Rosalba Facecchia ASC, Daniela Fogar, Franco Folla, Giuseppina Labellarte, Salvatore Marchesani, Francesco Mignacca, Irene Moratto, Isidoro Raciti, Rosa Pino, Marina Postogna, Mauro Scalampa, Mariagrazia Semeraro, Sidoti Antonella, Roberta Volpini.
Pagina ed evento Facebook: https://www.facebook.com/fedele.boffoli/media_set?set=a.203683216328168.55931.100000594746604&type=3 -
https://www.facebook.com/events/843283849050510/843283852383843/?notif_t=like.
Trieste, 11 aprile 2015
Fedele Boffoli (in Facebook)
info@fedeleboffoli.it
https://www.youtube.com/watch?v=2_osvxf8UYo
www.Artepensiero.it/Fedele_Boffoli.htm
http://anforah.altervista.org/index.htm
Bari - Trieste
Tel. 338-2246495
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Martedì 28 Aprile 2015 ore 17.30, presentazione del libro “La Scuola di Antonello da
Messina”, di Biagio Cardia. Palazzo Zanca Salone delle Bandiere Comune di
Messina. Cinque anni di studi su Antonello e non solo, infatti, all’interno del libro
Cardia ha riportato tutto quello che bisogna sapere di Antonello da Messina,
includendo brevi biografie di artisti che direttamente o indirettamente hanno avuto
contatti con il grande maestro messinese nel periodo rinascimentale del Quattrocento
e del Cinquecento, a partire dal suo maestro il napoletano Colantonio del Fiore,
Giovanni Bellini, Piero della Francesca, Alvise Vivarini e tanti altri; per arrivare ai
suoi allievi dal figlio Jacobello ai suoi nipoti Antonio e Pietro de Saliba, ed ancora
molti artisti Fiamminghi come Jan van Eyck, Robert Campin e Roger van der
Weyden. L’autore, Biagio Cardia, ha voluto dare molto spazio a quei pittori che
hanno contribuito alla nascita del Rinascimento insieme ad Antonello da Messina.
Non potevano mancare alcuni storici dell’arte che hanno scritto del nostro pittore, da
Giorgio Vasari a Gaetano la Corte Cailler e mons. Gioacchino di Marzo; storici che
più di tutti hanno fatto conoscere, in tutto il mondo, la storia e la vita di Antonello.
Inoltre, troviamo brevi accenni sulla storia del tardo Gotico e del Quattrocento
rinascimentale. Interverranno il Preside emerito Prof. Claudio Sergio Stazzone, la
Prof.ssa Agata Midiri e l’Avvocato Giuseppe Santalco. Durante la presentazione del
libro sarà inaugurata una mostra di alcune riproduzione delle opere di Antonello da
Messina, offerte da Francesco Vento e la moglia Anna Sorrenti. L’esposizione, con
ingresso libero, dal 28 Aprile al 3 Maggio, festivi inclusi, sarà visitabile dalle ore
9.30/12.30 e dalle 16.30/19.30 . La manifestazione gode del patrocinio del Sindaco
Renato Accorinti e dell’Assessore alla Cultura Tonino Perna del Comune di Messina. |
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L’opera dell’artista Maria Bonaduce al Seminario Vescovile di Molfetta
UN DIPINTO PER GUARDARSI DENTRO, ALLA RICERCA DEL PROGETTO DI DIO
Venerdì 15 maggio alle ore 19.00 presso l’Auditorium “A. Salvucci” del Museo Diocesano di Molfetta sarà presentata al pubblico l’opera dell’artista terlizzese Maria Bonaduce, donata al Seminario Vescovile di Molfetta in occasione dell’Anno Giubilare dell’Istituzione per il III centenario della sua fondazione (1714-2014). Il dipinto ad olio su tela (cm 300x 200) si ispira all’icona biblica delle Nozze di Cana (Gv 2,1-12) e raffigura il primo “segno” compiuto da Gesù durante un banchetto nuziale.
«La scena – spiega don Michele Amorosini, rettore del Seminario Vescovile e Direttore del Museo Diocesano – si svolge eccezionalmente non a Cana, ma è trasferita in una location particolare, nella struttura del Seminario: gli elementi architettonici richiamano quelli della ex Cappella del Convento dei gesuiti, oggi Auditorium del Museo Diocesano, con una vista che si apre sul Duomo di Molfetta e sull’antica sede del Seminario. Sulle due colonne centrali le insegne di Papa Francesco e quelle del Vescovo Mons. Luigi Martella». Nella tela, inoltre, diversi sono i riferimenti vocazionali: dagli sposi che indicano che il primo vivaio di ogni vocazione è la famiglia all’atteggiamento del fanciullo che non esprime semplice curiosità, ma il “guardare dentro”. «La vocazione nasce e cresce nella ferialità, espressa dalle giare piene d’acqua, in un cammino di fede; è il saper leggere dentro gli avvenimenti e le situazioni quotidiane. Il bambino rappresenta la vocazione, la ricerca del progetto di Dio sulla propria vita».
La realizzazione della tela (particolare in foto), donata da alcuni benefattori dell’istituto formativo diocesano, è stata affidata all’artista terlizzese Maria Bonaduce. Nata a Terlizzi (Ba) nel 1955 dove lavora dal 1973, anno in cui ha terminato gli studi artistici, ha esposto in varie mostre, in Italia e all’estero (Canada, Messico, Ungheria, Francia, Stati Uniti, Emirati Arabi, Bulgaria, Romania, Inghilterra). Predilige la tecnica dell’acquerello ricevendo importanti consensi internazionali. Notevole ritrattista e paesaggista, da diversi anni si dedica all’Arte Sacra con dipinti e vetrate istoriate.
Alla serata di presentazione interverranno S.E. Mons. Luigi Martella, Vescovo della Diocesi, don Michele Amorosini e l’artista Maria Bonaduce. La tela, esposta presso il Museo Diocesano sarà collocata successivamente negli ambienti del Seminario Vescovile.
MUSEO DIOCESANO
Socc.Coop. FeArt
T. 348 41 13 699 | www.museodiocesanomolfetta.it | info@museodiocesanomolfetta.it | feart@legalmail.it
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MOSTRA FOTOGRAFICA DI ALBERTO GANDOLFO DAL TITOLO 1, 2, 4, 5 VOLTI.
L’ Ex scuderia di Palazzo Cefalà in via Alloro 97 a Palermo, è un nuovo spazio recuperato alla fruizione culturale della città, inserito nel circuito turistico della Kalsa, si trova di fronte al rifunzionalizzato palazzo Bonagia. Il palazzo presenta delle splendide tracce tardogotiche sul prospetto principale e nei locali della galleria al piano terrà, restaurati con il progetto URBAN, gode di uno straordinario sistema di volte a crociera. La galleria, con una superficie di circa 250 mq. coperti e più di 400 mq. scoperti è dotata di ampie pareti provviste di pannelli espositivi, basi modulari per plastici e sistemi di video proiezione.
Ed il 30 maggio ospiterà una mostra fotografica di Alberto Gandolfo dal titolo 1, 2, 4, 5 …Volti.
Questa mostra nasce da un grandissimo amore per il continente più antico del mondo, ma anche dalla convinzione che non esista diversità tra i vari popoli, che spesso viene messa in discussione dalla gente che con azioni razziste più o meno consapevoli ferisce coloro i quali hanno etichettato come “Diversi”. Se proprio vogliamo parlare di diversità queste foto raccontano storie di vita vissuta attraverso il loro occhi e le loro parole. Fotografare è bloccare una emozione, trasmettere una sensazione. La fotografia quindi è il trasmettere sensazioni, voler donare a tutti ciò che il meraviglioso mondo della fotografia può mostrare quel qualcosa di magnifico che hai davanti agli occhi, mentre se la foto non trasmette nulla vuol dire che hai sbagliato.
La fotografia è una forma di comunicazione: i ricordi, i sentimenti si possono rivivere in un istante e non trascurando il fatto che la fotografia consente di comunicare anche stando zitto.
Tantissimi anni fa aprendo un cassetto nella casa di mia madre mi trovai tante fotografie, alcune anche rovinate che raccontavano la storia della mia famiglia. Strano a dirsi ma da quel momento cominciai a conservare tutte quelle foto perché anch’io volevo raccontare qualcosa senza bisogno di parole sulla mia famiglia, ma attraverso la macchina fotografica.
Mi piace però catturare immagini e visioni della realtà che vedo e che un giorno voglio ricordare, fissare, ma soprattutto creare un’immagine partendo da ciò che esiste già. E’ poi straordinario il fatto che quando si rivede una foto, anche a distanza di tempo ritornano in mente le stesse sensazioni e le stesse emozioni di quando è stata scattata. In sostanza lo scatto è la conclusione in positivo di una osservazione. Una specie di macchina del tempo che ad ogni scatto registra un viaggio compiuto nel passato. E questo è quello che vuole trasmettere Alberto Gandolfo con i suoi scatti. Sono tutti volti dello stesso pianeta. Se proprio vogliamo parlare di diversità, queste foto in primo momento sembrano uguali tra loro, ma raccontano storie di vita totalmente diverse, espresse attraverso i loro occhi. Occhi che lasciano il segno e che raccontano storie anche senza parole.
Alberto Gandolfo: mostra fotografica dal titolo 1, 2, 4, 5,…Volti.
Ex Scuderie di Palazzo Cefalà, Via Alloro, 97 dal 30 maggio al 5 giugno 2015.
Sempre nell’ambito delle iniziative culturali il 30 maggio nell’ex Scuderia di Palazzo Cefalà si svolgerà un convegno “Palermo Capitale del Mediterraneo”, convegno-manifestazione per rivendicare la vocazione mediterranea in Sicilia.
Presidente Ninni Casamento.
Lettura della poesia di Claudio Alessandri “Com’era bella Palermo la notte” (voce di Corinne Latteur); proiezione del video “L’Inno del Mediterraneo di Amicizia fra i Popoli” (Lucina Zanzara e Stefano Elia) – Relazioni e comunicazioni di approfondimento storico culturale e su iniziative e progetti di sviluppo. È prevista la partecipazione di Vittorio Noto, Claudio Paterna, Agostino Porretto, Francesco Torre, Alfredo Di Bartolo, Massimo Scarafia, Muhammad Al Daire, Gonzalo Alvarez Garcia, Zaher Darwish, Abdullah Pietro Mohebbali e di Club Rotary, Lion’s e Inner Wheel di Palermo.
Anna Scorsone Alessandri
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“LA MIA ISOLA” Mostra personale di pittura di Naire Feo
Sarà inaugurata domenica 31 maggio alle ore 18,30 presso il “Margaret Cafè”, Via Madonia 93 Terrasini (PA) la mostra personale dell’artista Naire Feo dal titolo “La mia isola”.
Organizzata dall’Ass.ne Culturale ASADIN, con testi di Filli Cusenza e Marilena Calcara. Musiche del maestro Innocenzo Bua.
La storia di ogni popolo è circondata da milioni di leggende, quei racconti che mescolano, in maniera quasi irrazionale, eventi reali e fantastici, personaggi storici e divini. Non c’è popolo che non abbia i suoi miti e i suoi racconti paranormali. Il poeta francese Patrice de La Turdu Pin scriveva che “I paesi che non hanno leggende, sono destinati a morire di freddo”. Ma in Sicilia non si può morire di freddo.
I racconti leggendari superano quelli reali e un siciliano cresce con le leggende nel cuore, nel DNA forse. L’artista Naire Feo ha fatto delle sue leggende una mostra, “LA MIA ISOLA” (Leggende siciliane) appunto. Leggende popolari e leggende del cuore, direi. Come nelle migliori leggende,nelle opere dell’artista significante e significato si rincorrono fino a determinare una rappresentazione affascinante. Le opere di Naire ci catturano per la loro capacità di essere accoglienti, morbidi, soffusi e liberi. Alla libertà e luminosità, si affianca però il racconto. Ed è un racconto che si esprime quasi in maniera enigmatica. A parte qualche elemento, che si muove libero nella rappresentazione, il fulcro della storia, direi quasi la sua “rivelazione”, è racchiusa all’interno di un ulteriore quadro, una finestra più profonda che si rivela quasi uno stato dell’anima più lontano, e per questo pressoché irraggiungibile. La finestra nello sfondo, il quadro nel quadro, che spesso ricorre in queste opere è, in contraddizione con il resto, stagliato in maniera precisa, razionale, definita e direi quasi inaccessibile. Inaccessibile come il significato reale delle leggende, inaccessibile come i pensieri dell’artista, che si espone, ma che protegge una parte di se, in un’arca avvicinabile a pochi. (Marilena Calcara, storica dell’arte)
Claudio Alessandri nel suo testo “La mia isola” scriveva: “In questa personale Naire Feo, racconta per immagini e secondo il suo vedere stilistico, numerose leggende riferite alla Sicilia, terra dai più definita “del mito” a giusta ragione poiché questa isola è stata il crogiuolo di molteplici popoli, ognuno dei quali, insieme alla “storia ufficiale” immortalata da celeberrimi studiosi, cronisti e storici, ha aggiunto le proprie leggende legate alle battaglie famose, ad amori sconvolti da crudeltà inenarrabili, a fantastiche ricostruzioni di vite di santi e di eroi.
Naire, fornisce una sua interpretazione visiva a leggende che scivolano verso la favola, oppure favole che hanno uno sviluppo da avvenimenti realmente accaduti. Ho potuto constatare personalmente che il popolo, così detto minuto, è più disposto ad ascoltare gli accadimenti storici e non, sotto forma di leggenda, interessandosi poco dell’arida e pedante, a volte, realtà.
Evidentemente tra le opere di questa artista non poteva mancare la leggenda di re Artù, quella della Pantofola della Regina, Santa Rosalia, non poteva mancare quella di Colapesce, un essere dotato di capacità natatorie eccezionali e non poteva mancare lo “Stupor Mundi” Federico II di Svevia, ed altre ancora che si inseriscono con delicatezza o troculenza, nei fatti storici di un’isola che dalla sua posizione geografica trasse notevoli vantaggi commerciali, posta al centro del Mediterraneo, divenne ben presto il desiderio di tutte le potenze europee e mediorientali, conobbe grande gloria e indicibile dolore”.
Le leggende rappresentate dall’artista Naire Feo, sono state tratte dal libro di Claudio Alessandri: “Miscellanea – Successi ‘na vota – Mitologia e leggende della Sicilia favolosa”.
Naire Feo “La mia isola” dal 31 maggio al 13 giugno 2015.
Margaret Cafe, Via Madonia 93 – Terrasini (PA) megghicafe@gmail.com
Orario: 9,30 – 24,00.
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Terrasini:
“Il visibile naturale” mostra di pittura di Giovanna Gennaro.
Domenica
14 giugno si inaugura al Margaret Café di Terrasini la mostra di pittura di
Giovanna Gennaro dal titolo “Il visibile naturale” a
cura dell’associazione AsaDin e di Evelin Costa.
I
quadri di Giovanna Gennaro nascono da una tecnica del tutto personale:
tutta la pittura della Gennaro è pervasa da una poesia sublime, da un
canto di sommesse melodie remote. Essa prosegue nella sua sperimentazione,
sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, alternativo alle tecniche
tradizionali, ma sempre nell’ambito di una espressione artistica
coerente, non ricerca di originalità fine a se stessa, ma armonia e
bellezza nella diversità.
L’effetto
vegetazione è trattato con notevole capacità, e la natura morta mostra
una trasparenza che denota delicatezza d’animo nel compiacimento intimo
della cosa reale. Nei ricercati sapori d’ambientazione mediterranea, la
freschezza dei quadri trasmette una carica cromatica di grande forza di
attrazione.
La
struttura del quadro è definita da un linguaggio fantastico che mette
enfasi all’oggetto con una tavolozza cromatica ricca di toni e sfumature
che ben traducono il linguaggio siciliano.
Tutto
è sospeso tra realtà e sogno di un giuoco coinvolgente, piacevolmente
avvertito dall’osservatore che sosta davanti alle varie opere, anche lui
prigioniero del sortilegio che scaturisce dai quadri dipinti da Giovanna
che interpreta l’arte come emanazione della propria anima rendendo
universale la forma e il contenuto, di cui il colore diventa veicolo
indispensabile per una comprensione felice.
Nata
in Belgio nel 1957, Giovanna Gennaro vive e lavora a Modica.
Negli
ultimi anni ha partecipato a numerose collettive con il Gruppo di Scicli,
fondato da Piero Guccione e Franco Sarnari. Descrive il paesaggio, come
tema ricorrente, con uno stile e un gusto originale, attraverso scorci
della sua terra, solennemente ed eternamente estranea all’uomo.
Un
percorso che segue con lo sguardo le sfumature e le tonalità tenui che
trasportano in una realtà personale di sospensione, di sogno e di
solitudine.
È
nella fusione dei colori, nei cieli che si uniscono alla terra senza
confini, che si manifesta il legame dell’artista con la realtà che la
circonda che viene, però trasfigurata, trasformata, perde di connotazione
riconoscibile per lasciare libera un’esperienza di passione e di
dolcezza che lottano tra loro, senza far rumore, senza una conclusione.
Giovanna
Gennaro “Il visibile naturale” dal 14 giugno al 27 giugno 2015,
Margaret Cafè, Via Madonia 93 Terrasini (PA). – Orario 9,30 – 24,00
Anna
Scorsone Alessandri
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Nome: Vladimiro Elvieri
From: Cremona
Email: info@elvieri-toni.com
Invia: Invia
Remote Name: 95.224.184.243
Remote User:
HTTP User Agent: Mozilla/5.0 (Windows NT 6.1; WOW64; Trident/7.0; rv:11.0) like Gecko
Date: 10/07/2015
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Testo
VIII L'ARTE E IL TORCHIO / Art and the Printing Press - Cremona (dal 27 settembre al 1 novembre 2015) Presso il Centro Culturale Santa Maria della Pietà a Cremona e al Museo della Stampa di Soncino, si terrà la 8a Rassegna internazionale di incisione L'ARTE E IL TORCHIO. La biennale (esclusivamente ad invito), organizzata con la collaborazione e il patrocinio del Comune di Cremona e il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, è ideata e curata da Vladimiro Elvieri, coadiuvato da un Comitato scientifico internazionale. A Cremona si terranno le seguenti esposizioni: 'L'EUROPA NEL SEGNO', riservata ai maggiori incisori contemporanei dei 28 paesi della Unione europea, con 140 opere, fra cui autentici capolavori di medio e grande formato, e 'INCISIONE ITALIANA UNDER 36' che presenta 40 lavori di giovani autori provenienti da varie regioni italiane. A Soncino, sarà allestita. a cura dell'AIE, la mostra 'NUTRIRE IL CORPO, NUTRIRE LA MENTE', una raccolta di 120 ex libris e piccola grafica, di autori italiani e stranieri, ispirati al tema dell'EXPO. Nella sede cremonese, un laboratorio didattico sarà a disposizione dei visitatori e delle scolaresche (su prenotazione) con lezioni teoriche e pratiche sull'arte dell'incisione e video di artisti. Un catalogo generale a colori (ital-ingl) sarà edito per l'occasione. Inaugurazioni: 27 settembre 2015, Soncino, Museo della Stampa, via Lanfranco 6, ore 11 - Cremona, Santa Maria della Pietà, piazza Giovanni XXIII, ore 16,30 Dal 27 settembre al 1 novembre 2015 - Lunedì chiuso Informazioni: L'Arte e il Torchio, tel. 0372 30410 email: info@artetorchio.it / www.facebook.com/artetorchio2015 A Cremona, tra gli appuntamenti collegati alla Biennale, segnaliamo, dal 23 settembre al 4 ottobre 2015, presso il Palazzo Comunale, la mostra 'POETICA DEL SEGNO' Incisori Latinoamericani Contemporanei (a cura di V. Elvieri), promossa dall'Associazione Latinoamericana di Cremona (ALAC), con il patrocinio del Comune di Cremona. Inaugurazione: 23 settembre ore 17,30.
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SEGNI E IMMAGINI DELLA DEVOZIONE POPOLARE.
Sabato 5 settembre alle ore 17 nella Chiesa del Morelli a Imola si inaugura la mostra dei santini a cura di Marco Violi nella raccolta di Mauro Manara: "Segni e immagini della devozione popolare". Inoltre nella corte di Palazzo Morelli alcuni collezionisti di santini animeranno la Mostra Scambio delle preziose immagini, antiche e moderne, oggetto devozionale e di appassionata ricerca per la bellezza dell'arte. Nel Palazzo del Morelli sarà possibile visitare l'Antica Farmacia Mongardi, con arredi storici: appuntamento inserito nell'ambito della 25a Festa del Contadino che nasce per iniziativa della cooperativa CLAI, con la collaborazione della CAVIM, che nell'area della cantina già dal 1986 presentava il Palio dei Pigiatori. Da anni si svolge nell'antico borgo di Sasso Morelli. La CLAI ha un forte radicamento nel territorio di Sasso Morelli dalla prima metà degli anni '70 con la realizzazione dello stabilimento agroalimentare di via Gambellara, e poi con l'acquisizione nel duemila di Villa La Babina e del suo parco: si presenta come un'isola verde immerso nella campagna all'inizio del borgo di Sasso Morelli. L'impianto attuale, di tipo paesaggistico, presenta le caratteristiche dei parchi ottocenteschi delle dimore signorili della pianura bolognese. Si caratterizza per essere ancora oggi inserito nel contesto rurale originario, con il quale mantiene quell'unità paesaggistica che purtroppo in molti casi si è perduta. Gli alberi sempreverdi prevalgono su quelli a foglie caduche, molti dei quali sono il frutto di un intervento effettuato dopo i guasti della seconda guerra mondiale. Spiccano per vetustà e maestosità due Cedri dell'Atlante . Tra gli arbusti, una bella collezione di ortensie e di rose. Il parco racchiude, una antica casa di villeggiatura ristrutturata alla fine del Settecento, che conserva elementi architettonici e decorativi del periodo neoclassico. La Cooperativa CLAI ne è rientrata in possesso al fine di utilizzare il complesso come Centro Direzionale.
In questo contesto la proposta della Festa del Contadino esprime la volontà di presentare la realtà della CLAI attraverso i molteplici aspetti che la caratterizzano: valoriali, sociali e produttivi per condividere insieme, attraverso l'incontro con il pubblico, la positività di un'esperienza autenticamente cooperativa. Anche quest'anno la Festa, con il coinvolgimento dei dipendenti volontari che la animano, si articola in un percorso culturale, gastronomico e ricreativo: la tradizionale Mostra "Segni e Immagini della Devozione Popolare", i tanti momenti "famigliari" che coinvolgono creativamente grandi e piccini, i laboratori di norcineria con la scuola di cucina, le competizioni di “Salumieri e Pigiatori " L'epilogo festoso si svolge nel pomeriggio all'inizio della piazza, prima che il sole tramonti dietro la Corte di Palazzo del Morelli. Vede coppie di "Pigiatori", uomini, donne e bambini impegnati a pigiare 'a piede', in grandi tini di legno, le pregiate uve coltivate dai soci della cantina cooperativa CAVIM; e per finire "tante radici contadine" che parlano di terra, di comunità e soprattutto di buon cibo. Una sfida trascinante e divertente che ha lo scopo di far conoscere la bellezza ed il fascino dell'arte della salumeria. I migliori salumieri dell'Emilia Romagna si confrontano in una gara avvincente, attraverso diverse prove ad eliminazione, abilità e precisione nel taglio dei salami e dei prosciutti di Parma per diventare campioni regionali.
Inaugurazione sabato 5 settembre ore 17.00; alle ore 21 "galà lirico" con le arie più famose di Giacomo Puccini. Martedì 8 settembre ore 20.30 concerto di musica sacra, un evento di raro contenuto artistico culturale che vede il maestro Carlo Forlivesi eseguire opere di Bach utilizzando il prezioso organo del XVIII secolo della Chiesa del Morelli.
Periodo: dal 05.09.2015 al 13.09.2015 - Luogo: Chiesa del Morelli – Sasso Morelli - Imola - Orari: feriali 18.00-20.00; domenica 10.00-20.00 - Ingresso: libero.
Info: tel. 0542.602207
Anna Scorsone Alessandri
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Ho il piacere di comunicarti
che ho pubblicato la raccolta poetica UNIVERSI in formato virtuale; puoi
scaricarla e leggere le liriche integralmente sul tuo PC, oppure sui
diversi dispositivi oggi esistenti, acquistandola come ebook.
L’Ebook Universi è una raccolta di testi poetici scelti tra quelli da me
scritti negli ultimi 15 anni:
http://www.terivolini.it/ebook.htm
L’ebook ha anche il vantaggio dell’ipertestualità, cioè la possibilità
di accedere a contenuti attinenti, direttamente dal libro stesso,
tramite dei link presenti in esso: in questo caso, per visualizzare
alcune delle video-poesie da me realizzate e messe in rete,
di cui invio in dono la bellissima "Il Ritorno della giovane Terra" (per
vederla e ascoltarla fai ctrl + clic sul link:
https://www.youtube.com/watch?v=gQh4cfqvrDQ) .
In allegato la copertina, l'introduzione e l'indice dei testi, che si
onorano di una dedica di Stanislao Nievo.
Arte & Solidarietà
Esprimersi creativamente è per me il modo migliore per non abbattersi di
fronte alle tante problematiche – personali e sociali – che ci
coinvolgono, spesso dolorosamente.
Sull’onda delle tragiche vicende della parte più fragile e disperata
dell’umanità in questo tempo difficile e contraddittorio, ho pensato di
condividerlo con quanti mi conoscono e apprezzano coinvolgendoli in un
atto simbolico: donare una parte del ricavato della vendita dell’ebook
(il 30%) ad un’associazione umanitaria, come Medici senza frontiere o
Save the children,atto di cui sarà dato rendiconto specifico, e che
intende essere d’esempio per azioni analoghe.
Così la lettura, oltre al valore in sé, contribuità a sostenere in
qualche modo quanti operano per alleviare tanta sofferenza
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NOI CON VOI ” – Comunicato stampa
Mostra d’Arte Contemporanea
Monastero dei Benedettini Monreale
8/24 ottobre 2015
La mostra aderisce all’ undicesima Giornata del Contemporaneo indetta da AMACI
(http://www.amci.org/gdcundicesimaedizionenoiconvoi3)
Sarà inaugurata giovedì 8 Ottobre alle ore 17:30 presso il Monastero dei
Benedettini
a Monreale, sala Giaconia e sala Leto la mostra d’arte contemporanea
“ NOI CON VOI 3” dal 8 al 24 ottobre 2015. La mostra è organizzata
dall’Associazione Culturale RicercArte con il Patrocinio del comune di Monreale.
In mostra opere di 26 Artisti del panorama nazionale.
Questa mostra collettiva vuole essere un momento di “ incontro – confronto” fra
gli artisti che in questi anni di attività dell’Associazione hanno contribuito
alla crescita umana e culturale dell’ Ass.ne RicercArte, mantenendo sempre
l’obiettivo di promozione e ricerca nel campo delle arti visive contemporanee.
Gli Artisti: Rossella Andriani, Luciana Anelli , Arturo Barbante Dora Bottaro,
Eleonora Bruno, Cettina Callari, Pietro Cardone, Silvana Ciccarello, Evelin
Costa, Liliana Errera, Giovanna Gennaro, Gilda Gubiotti, Piera Ingargiola,
Andrea La casa, Nicola Lisanti, Maria lo Duca, Pino Manzella, Aldo Palazzo,
Maria Laura Riccobono, Maria Salvaggio, Angela Sarzana, Nancy Sofia, Antonella
Stillone, Ketty Tamburello, Liana Taurini Barbato, Caterina Vicari,
Trapani-Calabretta , Tiziana Viola Massa.
NOI CON VOI - Dal 8 al 24 ottobre 2015 -
Monastero dei Benedettini “ sala Giaconia- sala Leto “ Monreale
La mostra è visitabile martedì-giovedì-sabato
Orario 15:00 / 18:00
Evento organizzato in occasione della giornata del Contemporaneo promossa da
AMACI
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Amicizia fra i Popoli
Giovedì 8 ottobre 2015 presso l’Istituto Platone di Via Bono 31 alle ore 17,00
Amicizia fra i Popoli presenterà le tradizioni popolari su Santa Rosalia, dal "triunfu"
ai canti degli orbi. Relazione di Raffaele Foti e cuntu di Alfonso Gagliardo.
Con l'occasione verrà pubblicato uno stralcio tratto dal libro di Claudio
Alessandri "Miscellanea" inviatoci da Anna Scorsone a cui va il nostro
ringraziamento.
ROSALIA TRA MITO, LEGGENDA E TRADIZIONE POPOLARE di Claudio Alessandri
Per la stragrande maggioranza dei devoti palermitani, l’evento che li coinvolge
per cinque giorni consecutivi è il “Festino” che si celebra con grande sfarzo,
immancabilmente ogni anno, il 15 di luglio, data che celebra il rinvenimento
della Santa su Monte Pellegrino. Molti non sanno perché il 4 di settembre si
rinnova un rito che, contrariamente al “Festino” dai contenuti religiosi e
ludici, offre a Santa Rosalia solo un omaggio religioso, reso pregnante dal
sacrificio, non indifferente, della scalata del monte attraverso l’antica via
edificata tra il 1674 ed il 1725, a celebrare la morte della “Santuzza”
avvenuta, sempre secondo la tradizione, il 4 settembre 1166. Ritengo opportuno
comunque, tracciare un breve ritratto della vita di questa veneratissima Santa
che, dal suo rinvenimento, divenne la Patrona di Palermo “spodestando” ben
quattro altre Patrone: S. Cristina, S. Ninfa, S. Oliva e S. Agata. Rosalia era
una fanciulla bellissima, aveva lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, era
una vera normanna era nata nel 1130 dalla ricca e potente famiglia dei Sinibaldi,
signori del territorio della Quisquina. Come tutte le fanciulle di nobile
lignaggio suo padre l’aveva promessa sposa ad un nobile suo pari, creando una
nuova alleanza e apportando nuovi possedimenti da sommare a quelli già
posseduti. Rosalia però fin da giovanissima avvertì la chiamata di Gesù e si
oppose al volere paterno. La rinchiuse per giorni e giorni nella stanza senza
ottenere nulla, la minacciò, la maledisse, ma nulla poteva fare tornare sui suoi
passi la nobile fanciulla. Temendo di essere costretta con la violenza fuggì dal
suo lussuoso palazzo e trovò rifugio in una piccola grotta della Quisquina. La
notizia si diffuse ben presto fra il popolo che iniziò ad andare presso la
grotta per chiedere delle grazie a Rosalia, già considerata santa. La fanciulla
che si era appartata per dedicare tutto il suo tempo a Dio, comprese che doveva
recarsi in un luogo meno accessibile, lasciò la grotticella della Quisquina, e
non vista, si arrampicò fino in vetta sul Monte Pellegrino e trovata una grotta
che faceva al suo caso si rifugiò in essa a pregare e meditare in assoluta
solitudine. Da quel giorno passarono tantissimi anni ed il popolo dimenticò la
Romita ed il luogo dove aveva trovato riparo, si presume che sia morta
giovanissima, presumibilmente nel 1166.
Si giunse quindi al 1624. Palermo era stata colpita da una pestilenza spaventosa
che aveva causato morti a migliaia, la città stava per svuotarsi dagli abitanti
quando Rosalia apparve in sogno prima ad una donna del popolo e poi ad un
cacciatore al quale indicò il luogo dove cercare i suoi resti mortali e, una
volta rinvenuti, portarli in processione per le strade della città. Il
cacciatore credette a quel sogno, salì sul monte ed aiutato da alcuni frati che
abitavano nei pressi della grotta, iniziarono a scavare; la fatica fu tanta, ma
alla fine vennero premiati poiché rinvennero in un primo momento un teschio che
faceva un tutt’uno con la roccia e poco dopo il resto del corpo anch’esso
imprigionato nella pietra. Dopo varie vicissitudini di carattere religioso
burocratico i resti rinvenuti sul monte, secondo il desiderio della Santa,
vennero portati in processione per le vie di Palermo ed ecco il miracolo, man
mano che il fercolo passava la gente guariva ed alzatasi dal giaciglio seguiva
la processione.
I problemi di ordine ecclesiastico nacquero perché date le circostanze del
ritrovamento e pur ammettendo i fatti miracolosi che avvenivano al passaggio di
questi resti mortali, nessuno era in grado di attestare con certezza che quella
fosse Santa Rosalia. Finalmente, dopo lunghe ed approfondite indagini, venne
dato il beneplacito il 13 febbraio 1625. Nel frattempo il morbo imperversava
crudelmente, bisognava intervenire sollecitamente; finalmente il 22 febbraio
1625 venne autorizzato il culto pubblico delle ossa di Santa Rosalia, rinvenute
nella grotta sul Monte Pellegrino il 15 luglio 1624. Trascorsero sei mesi
durante i quali venne preparata l’urna per contenere le reliquie, quindi la
città in festa fece una solenne processione il 6 giugno 1625. Da quel giorno il
morbo cominciò a diminuire la sua virulenza e il 15 luglio anniversario del
ritrovamento del corpo di Santa Rosalia l’epidemia di peste cessò del tutto.
Claudio Alessandri
Estratto elaborato e ridimensionato dal libro delle “Leggende siciliane” di
Claudio Alessandri, Edizioni Uni Service
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GUGLIELMO CLIVATI – CASCINA DEI
FILAGNI, GRUMELLO DEL MONTE (BG)
Nelle realizzazioni di Clivati è evidente la ricerca "Poetica" della
luce, fattore irrinunciabile che fa emergere trasparenze cromatiche non
concesse ad una tavolozza ebbra di cromatismi, ma priva di quel
"Carisma" che trasforma un buon pittore, in un artista, in grado di
osservare l'incorporeo, impagabile dono per scrutare profondamente
l'universo della propria fantasia. Per Clivati la luce è dentro il
proprio esistere, le sue opere non richiamano mondi artistici già
vissuti, la sua ispirazione è una brezza vitale, naturale, come
respirare, parlare...vivere. Le campiture prorompenti si inebriano di
una esaltante luce, indispensabile ad infondere vita alle sue opere,
(1999 Claudio Alessandri)
Un messaggio lungo, continuo che si snoda di tela in tela come un
interminabile filo di Arianna, coerente e luminoso che evolve strada
facendo, illuminato dalla luce dell’universo. La griglia delle forme
emerge nel costrutto delle sue opere. Elabora quanto è stato il
travaglio mentale e traduce una realtà viva e palpabile. Il risultato
che caratterizza la peculiarità artistica sta nel giuoco di un discorso
composito di flussi di tempo, di spazio e di energie vitali.
Clivati descrive la sua realtà attraverso la
sua tavolozza cromatica particolarmente viva e le continue
sperimentazioni tecniche. Studia pittura esaltando le forme e
concentrando un’atmosfera intrigante che esalta i particolari e rende
luminosa la scena.
Le sue pitture sono realizzate con tecniche varie, dall’olio
all’acquarello, dalla grafica al pastello grasso e sono caratterizzate
da un segno pittorico ed un uso del colore del tutto personale.
Tutte le opere esposte recano un titolo, ma noi ne citiamo alcune: La
notte del Poeta, non è nera, è rossa come il fuoco del sentimento. Paura
– omaggio a Pavese, alla ricerca dell’Armonia, Memorie atemporali,
Titano, l’Urlo dell’Iceberg, Tra finito ed infinito, librarsi, L’albero
della conoscenza.
Decisamente pittore con uno spiccato talento coloristico, immagini
enigmatiche, contraddittorie, che nascondono e rivelano, che vogliono
essere visioni della memoria.
Scrivo qui nell’ambiguo ruolo di osservatrice la mia riflessione si
sforza di procedere dall’interno delle opere che si fonda esclusivamente
sulla pratica senza cognizione scientifica.
Guglielmo Clivati nato a Bergamo il 23 gennaio 1952, si iscrive al Liceo
Artistico di Brera, Sezione di Bergamo, con la guida di artisti quali
Barth, Mario Cornali, Umberto Faini, Stefano Locatelli, Gianriccardo
Piccoli, Umberto Ribaldi.
Dopo la Maturità Artistica frequenta un corso d’incisione, curato da
Sante Arduini presso l’Accademia Carrara di Bergamo.
Nel 1975 si laurea in Architettura Dal 1985 insegna Disegno e Storia
dell’Arte presso i Licei scientifico e classico del Collegio S.
Alessandro di Bergamo. Nel 1994 è tra i soci fondatori dell’A.S.A.V.
(Associazione Senatese Arti Visive).
Ha realizzato numerose mostre personali e collettive.
Guglielmo Olivati
Cascina dei Filagni
Via Brescia, 51 Grumello del Monte.
Apertura 12,00 – 18,00 e 20,00 – 23,00. sabato mattina e lunedì sera
chiuso.
Visitabile fino al 31.10.2015 – Ingresso libero.
anna scorsone alessandri
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CAPOLAVORI CHE SI INCONTRANO, PALAZZO SANT’ELIA – PALERMO
In esposizione fino al 6 gennaio nella prestigiosa sede di Palazzo Sant’Elia di
Palermo una rara sequenza di capolavori.
La mostra “Capolavori che si incontrano” non soltanto fa rivivere le suggestioni
che si celano dietro ad ogni dipinto, ma spinge a guardare l’opera fin dentro le
sue pieghe, per scorgere dettagli nascosti e contenuti non ancora rivelati.
86 le tele che compongono la mostra: sono messe a confronto consentendo di
avvicinare nella lettura iconografica, dipinti di differenti scuole e di diversa
epoca ed origine. Giambattista Tiepolo pittore eclettico, capace di unire i
differenti insegnamenti della tradizione veneziana, ben presto si dirige verso
la cosiddetta pittura tenebrosa. Il suo pregio maggiore è quello di essere
sempre pronto ad inventare. Jacopo Robusti detto Tintoretto, uno dei più grandi
pittori italiani ed esponenti della scuola veneziana è presumibilmente l’ultimo
grande pittore del Rinascimento italiano.
Per la sua energia fenomenale nella pittura è stato soprannominato “Il furioso”
ed il suo uso drammatico della prospettiva e della luce lo ha fatto considerare
il precursore dell’arte barocca.
Michelangelo Merisi Amerighi, noto come il Caravaggio, pittore italiano
formatosi tra Milano e Venezia e attivo a Roma, Napoli, Malta e Sicilia, è uno
dei pittori più celebri di tutti i tempi, dalla fama universale. I suoi dipinti
combinano un’analisi dello stato umano, sia fisico che emotivo, con un
drammatico uso della luce. Di animo profondamente irrequieto affrontò diverse
vicissitudini durante la sua breve esistenza. Data cruciale per l’arte e la vita
di Merisi fu quella del 28 maggio 1606 essendosi reso responsabile di un delitto
durante una rissa. Il suo stile influenzò la pittura dei secoli successivi
costituendo un filone di seguaci racchiusi nella corrente del caravaggismo. Di
Caravaggio citiamo la “Coronazione di Spine”.
Di Jacopo Bassano , citiamo l’Ultima Cena che si trova alla Galleria Borghese di
Roma e la Madonna col Bambino e San Giovannino in mostra appunto al Palazzo S.
Elia.
Giovanni Bellini, lavorò ininterrottamente per sessant’anni, sempre ai massimi
livelli, traghettando la pittura veneziana, che in lui ebbe un fondamentale
punto di riferimento, attraverso le esperienze più diverse, rinnovandosi
continuamente, ma senza tradire mai il legame con la propria tradizione e, anzi
facendone un punto di forza. Giovanni Bellini, sebbene ritenuto fin dai
contemporanei una figura di eccezionale grandezza, è raramente citato dai
documenti e dalle fonti dell’epoca, con interi periodi oscuri della sua
biografia. Numerose sue opere sfuggono a un inquadramento definitivo per la
scarsità di notizie sicure pervenute. Fra le sue opere citiamo la Crocifissione.
Sono tanti i pittori in mostra a Palazzo Sant’Elia: Filippo Lippi con la sua
“Madonna col Bambino, Leandro dal Ponte, detto Bassano con il suo “Matrimonio
mistico di Santa Caterina con angeli musicanti, Pietro Dandini, Antonio Rosso da
Cadore, Giulio Carponi, Pietro Mattoni, detto Pietro della Vecchia che espone
“Allegoria della Vanitas” e Le quattro età dell’uomo”, Antonio Kern , Bartolomeo
Salvestrini: sono tanti i pittori che espongono a Palazzo Sant’Elia. Ci sono poi
quattro opere di Francesco Lojacono, pittore palermitani dell’800 detto “Ladro
di luce perché riusciva a rubare la luce del cielo e trasmetterla nelle sue
tele” in esposizione, sempre di Lojacono, troviamo l’Agave, Campagna siciliana
in un giorno di pioggia, Veduta di Palermo e Vecchi bagni di Palermo.
La mostra offre un’occasione unica per vedere riunite le più importanti opere
d’arte provenienti dalla collezione della Banca Popolare di Vicenza, proponendo
per la prima volta in Sicilia un ampio panorama della pittura veneta e toscana.
Un periodo artistico e culturale della storia d’Europa, che si sviluppò a
partire da Firenze tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna vissuto
dalla maggior parte dei suoi protagonisti .
L’esposizione va ad arricchire questo periodo di forte interesse nei confronti
della cultura e dell’arte promossa e organizzata dalla Banca Popolare di Vicenza
e dalla Fondazione Sant’Elia è curata da Fernando Rigon.
Capolavori che si incontrano.
Palazzo Sant’Elia – Via Maqueda, 81 – Palermo
Orari: da martedì a domenica dalle 10,00 alle 18,30. chiuso il lunedì e nei
giorni festivi.
Visitabile fino al 6 gennaio 2015.
Anna Scorsone Alessandri
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Evento : Premio Mantov’Art Star
2015
Luogo: Mantova,Galleria di Arte Moderna e contemporanea ARTEEARTE di
Valeria Marongiu;
Data: 5-23 dicembre
Curatori: Valentina Marongiu, gallerista, Maria Grazia Todaro, direttore
artistico e critico d’arte, Gianfranco Ferlisi critico d’Arte.
Dopo la sua morte, Nicola Andreace ha continuato e continua ad essere
presente all’estero ed in Italia con dipinti che hanno come tematica il
suo territorio, l’indagine sulle cose, sugli oggetti della vita
quotidiana, umili e semplici, sugli inquietanti rischi che va correndo
il nostro mondo, sfruttato, calpestato negli uomini e nella natura,
sacrificato dagli sfrenati egoismi. Questa volta, dopo l’esposizione al
Louvre di Parigi, le opere di Nicola Andreace,” Interrelazioni-1998” e
“Allegoria esistenziale-2003” , insieme con due “Nudi” traghettano con
la dinamica Maria Grazia Todaro, critico d’arte e director di QeenArt
Padova, nella Galleria di arte moderna e contemporanea ArteeArte di
Valeria Marongiu a Mantova. Qui saranno esposte dal 5 al 23 dicembre,
accompagnate in catalogo dal giudizio critico di Maria Grazia Todaro,
già diffuso durante la Mostra al Louvre. Di esso riportiamo uno
stralcio: “Nicola Andreace, pittore e grafico di fama internazionale,…
attento agli sviluppi dell’epoca , utilizzando l’Arte per manifestare
rapidamente e validamente il suo pensiero, crea un metodo espressivo
efficace, una sorta di “Realismo trascendentale” , che gli consente di
essere un artista indipendente e originale. Egli ha il sentore romantico
del sublime, che rende terreno con maestria, stile, raffinatezza,
ricercatezza. Le sue verità esistenziali sottolineano l’insicurezza del
tempo moderno insieme alla sua peculiare visione della condizione umana
in un'epoca di riproduzione meccanica, dove c'è sia il bisogno sociale
sia il bisogno emotivo. Il suo realismo sociale lavora per l’ estetismo
gestuale, e la bellezza astratta di quest'ultimo per l'estetica ironica
dei suoi racconti surreali. Se la sintesi è l'anima di spirito, Andreace
utilizza questa sintesi per raggiungere l’intelligenza visiva. Si tratta
di uno spirito di difesa - una difesa contro la sofferenza di questa
dimensione sociale, un tema ricorrente nella pittura dell’Artista , a
volte allegramente forte nel tono, come nei contrasti impetuosi del
colore …” Nicola Andreace, in “Interrelazioni”1998 (T.M. su tela,
cm70x100) e “Allegoria esistenziale” 2003 (T.M. su tela, cm 70x100), si
serve di simboli, del colore per esprimere graficamente e pittoricamente
le sue riflessioni su situazioni personali, per esternare il suo bisogno
interiore di analizzare l’uomo, di relazionare il presente con il
passato, non per rimpiangerlo, ma per progettare il futuro, sentendo
viva in una società contemporanea complessa e multietnica l’esigenza del
rispetto e della tolleranza. La sua forza vitale gli permette
d’individuare un dettaglio, di cogliere l’essenza per Il suo messaggio,
che, alla luce della nostra contemporaneità, minacciata da estremismi
biechi ed irrazionali, ci appare quanto mai attuale. Per Interrelazioni
egli annotava: “Relazioni, emozioni, e sentimenti si intrecciano e si
ripetono nel tempo, raccontando la storia dell’Uomo, rappresentato in
ogni fase della sua vita, con le sue passioni e debolezze. L’artista,
rendendo visibili i valori esistenziali, li rende eterni”, mentre per
“Allegoria esistenziale” spiegava “Le onde, al centro dell’opera,
rappresentano la vita dell’uomo, caratterizzata da cicli , che spesso si
concludono, ma, talvolta, si ripetono. In primo piano un volto di donna
- musa ispiratrice, presenza confortante, porto sicuro dell’Uomo,
generatrice di vita- dietro cui un uomo e una donna, uniti insieme,
senza elementi individualizzanti, simboleggiano il valore e la forza
della famiglia, in ogni epoca, capace con il suo solido legame di
superare i marosi più tempestosi”.
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LA MEMORIA E L’IMPEGNO DI FELICIA E PEPPINO IMPASTATO.
Un incontro – dibattito e uno spettacolo in prima nazionale: così il 7 dicembre
celebreremo il coraggio e la forza della donna i cui valori continuano a
ispirarci
Il 7 dicembre, a undici anni dalla sua scomparsa, ricorderemo Felicia, non solo
come mamma di Peppino Impastato, ma anche come donna coraggiosa e forte, capace
di opporsi al potere mafioso.
Ricorderemo il suo impegno, al quale continuiamo a ispiraci, e ancora una volta
quello di Peppino, in prossimità dell’anniversario della sua nascita, il 5
gennaio.
La giornata di lunedì 7 dicembre prevede due avvenimenti importanti.
L’incontro – dibattito in ricordo di Felicia, che si svolgerà presso l’ex casa
Badalementi, in via Corso Umberto I 220, a Cinisi, a partire dalle ore 16.30, si
concentrerà sul tema “donne contro la mafia”, ricordando figure femminili del
sud che si sono battute e impegnate nella lotta alla criminalità organizzata.
Numerosi gli ospiti dell’incontro, moderato da Mimma Scigliano: Anna Puglisi e
Umberto Santino del Centro Siciliano di Documentazione G. Impastato, Felicia e
Luisa Impastato, per la famiglia Impastato, Daniela Pizzo e Cristina Cucinella,
volontarie di Casa Memoria.
La sera, alle ore 21, presso la Sala Civica del Comune di Cinisi (piazza
Vittorio Emanuele Orlando), si svolgerà la prima nazionale dello spettacolo
“Resistere a Mafiopoli”, la storia di Peppino Impastato tratta dal libro –
intervista di Giovanni Impastato e Franco Vassia. Una rappresentazione di teatro
civile che riunisce le musiche originali di Christian Ravaglioli, la sandArt di
Massimo Ottoni e le parole di Giovanni Impastato.
Lo spettacolo è prodotto da Ass.Arte Teatro Socjale con la partecipazione di
Casa Memoria.
Tutta la giornata sarà trasmessa in diretta da Radio 100passi. La radio
organizzerà anche un’intera giornata in diretta di musica, dibatti, incontri,
interviste il 5 gennaio 2016, in occasione dell’anniversario della nascita di
Peppino.
Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato
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