Trattasi di stampe su tela di
fotografie digitali elaborate al computer aventi per soggetto i ritratti.
Per scendere nel dettaglio nella prima fase fotografo il soggetto una
ventina di volte nello stesso ambiente con varie espressioni e variando di
poco tutto il resto, per esempio l’inquadratura, l’esposizione,
l’apertura ecc…Nella seconda fase, in camera bianca, elaboro le
fotografie con photoshop, utilizzando i programmi e i filtri che il
programma mette a disposizione. L’intento è creare una immagine a forte
impatto, tra l’interiore
magmatico e l’espressività di un più aggiornato surrealismo, dove la
prassi è provocare il caso, riconoscere una forma e scegliere di
catturarla, e il pensiero si esprime al di là di ogni controllo cosciente
nell’ambito dell’interiorità umana. E’ un genere particolare il
ritratto che preferisco per l’idea di immediata vicinanza e familiarità.
Può identificare” l’essenza “ delle persone ritratte dalla loro
espressione fisionomica, e per via della sua funzione di sostituto
dell’individuo rappresentato sprigiona forze prodigiose. L’accento
posto significativamente sul viso, rappresentante simbolico-espressivo dei
sentimenti, piuttosto che sugli accessori nasce dal bisogno di fissare in
immagine l’esistenza fisica e psichica concepita come in continua
mutazione, presentando espressioni facciali in continuo cambiamento,
personificazioni di tanti, incompiuti stati d’animo.
www.artfarmgaia.it “Auto-Identità”
L’opera di Van Gogh, il ritratto del dottor Gachet, è considerata l’esempio più importante nella storia dell’arte di transfert psicanalitico.
Essa è il simbolo della concezione che l’uomo moderno ha di sé come essere frantumato.
Infatti, la sensazione di un Io frammentato, senza riferimenti e certezze stabili è suggerita da un profondo senso di inadeguatezza e di disagio tipici dell’uomo del Novecento.
Van Gogh anticipa con una visione sorprendente il fenomeno della frantumazione della personalità e lo fa affrontando con chiarezza il tema del doppio.
Eugenio Alazio, artista-fotografo,sembra volersi avvalere di queste indicazioni storiche nel momento in cui elabora i suoi lavori presentati alla mostra “Auto-Identità”.
Le opere sono stampe su tela di fotografie digitali elaborate al computer aventi per soggetto i ritratti.
L’autore fotografa il soggetto, con varie espressioni, una ventina di volte nello stesso ambiente, variando di poco tutto il resto: l’inquadratura, l’esposizione, l’apertura.
Successivamente,in camera bianca, le fotografie vengono elaborate con photoshop, utilizzando i programmi e i filtri.
Con lo scopo di creare una immagine a forte impatto, tra l’interiore magmatico e l’espressività di un più aggiornato surrealismo, in cui la prassi è provocare una immediata riflessione interiore.
Alazio, come Bacon, preferisce “l’immagine fotografica a quella del volto riflesso nello specchio in quanto gli permette una maggiore libertà di manipolazione: essa può essere strappata e utilizzata solo per frammenti o può essere accostata ad altre immagini, che possono anche avere poco a che fare col soggetto ritratto, ma risultano alla fine dense di suggestioni e funzionali allo scopo da raggiungere: realizzare un’immagine in grado di restituire, pur nelle deformazioni, la fisionomia della persona ritratta e l’essenza che contraddistingue quel particolare individuo”.
Egli opera per costruire i ritratti assemblando pezzi diversi, senza curarsi di una specifica sintesi armonica, con il risultato di ottenere un volto atipico in cui naso, occhi, bocca, orecchie vivono una vita autonoma, temporaneamente contrapposte per abbozzare l’idea di fisionomia.
La rappresentazione dell’immagine di sé, è per Alazio la conclusione di un lungo e complesso processo che, prima di arrivare all’auto-identificazione dichiaratamente espressa, ha bisogno di una fase in cui le caratteristiche somatiche dell’artista non sono chiaramente riconoscibili, né immediatamente proposte come proprie: tuttavia , queste opere possono essere definite come autoritratti.
In queste opere prendono forma i travagli interiori, che egli, grazie all’espressione creativa, riesce a descriverli e rappresentarli nella forma compiuta dell’auto-identità.
La dichiarata angoscia che attanaglia Alazio, e a cui cerca di dare forma poetica, è causata certamente dall’esperienza vissuta tra la realtà esterna e quanto urge internamente alla macerazione della quotidianità contemporanea.
Il senso di disgregazione suggerito dai volti negli autoritratti potrebbe essere espressione del processo di reintegrazione di parti di sé scisse.
Infine, ciò che prevale nei suoi lavori è il sentimento della caducità, la malinconia che accompagna l’artista e la evidente ossessione che lo porta a rappresentare il doloroso sentimento di sé, tutte le passioni interiori, il desiderio di varcare la soglia dell’indefinito, per ritrovarsi di fronte a se stesso e reclamare a piena voce la verità della propria personalità.
Luglio 2009
Pino Bonanno
“Scissione pulsionale”
Con Alazio una trasformazione sconvolgente della sostanza creativa deforma
il corpo in nervi percossi da onde e vibrazioni traccianti soglie e
livelli, forze che attraversano e contemporaneamente sono attraversate
dall’isteria scissa in entità multi sensibili. E’ un ritratto che
diviene musica dipinta nella quale scorre il ritmo organico di tutte le
cose, anche il tempo sembra essere dipinto in una variazione suggestiva
che registra le sensazioni e li rende materica essenza corporea premuta,
dilatata, contratta, schiacciata. Distorsione capace di avanzare come
carne emaciata ma pulsante dal piano di sfondo quasi segmentato.
Ottobre 2009
Antonella Iozzo
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